Mentre sul fronte della contrattazione nazionale arrivano notizie piuttosto preoccupanti, su quello regionale qualcosa sembra muoversi in positivo.
Le dichiarazioni del Presidente Cirio e del neo Assessore alla Sanità Riboldi rese in occasione del recente incontro dell’osservatorio regionale sul personale sanitario ha fatto emergere alcune questioni di indubbia significatività, a partire dal superamento dei problemi che sono derivati dal ricorso al maxi concorso, alla volontà di procedere celermente alle assunzioni e a quella di organizzare concorsi periodici per avere sempre graduatorie aggiornate, fino ad arrivare all’introduzione di nuove misure per contrastare l’odioso fenomeno della violenza nei confronti degli operatori sanitari.
«Le dichiarazioni che arrivano dalla Regione in riferimento alla volontà di intervenire per ridurre il grave disagio che affligge i nostri colleghi che operano nel Sistema Sanitario della Regione ci fanno ben sperare - commenta il Presidente dell’Ordine delle Professioni Infermieristiche di Torino Ivan Bufalo - tuttavia le dichiarazioni non bastano, le condizioni in cui operano gli infermieri in alcuni contesti sono allarmanti e con sempre maggiore difficoltà la Professione riesce ad ottemperare al proprio compito di tutela della salute delle persone assistite, servono tempestive azioni concrete»
«Dopo i recenti fatti di cronaca occorsi nell’astigiano ma anche ai ripetuti episodi capitati nella Provincia di Torino l’intervento delle istituzioni per arginare gli episodi di violenza fisica e verbale si danni degli operatori sanitari sono improcrastinabili. Non solo i pazienti ma anche i sanitari vanno protetti. La violenza subita alimenta il burn out e l’intenzione degli infermieri di abbandonare la professione. Certamente vanno implementate iniziative atte diffondere una cultura del rispetto di chi cura ma queste vanno affiancate da misure come la video sorveglianza, la dotazione di sistemi di chiamata alle forze dell’ordine e la presenza di vigilanza h24 nei luoghi di cura maggiormente sensibili. Se l’Assessore riuscirà effettivamente a porre un argine al fenomeno allora avrà fatto qualcosa di importante».
«Ci piace molto anche l’idea di bandire concorsi per l’assunzione di infermieri ogni quattro mesi. Questo consentirebbe di avere graduatorie sempre aggiornate a compensazione dei posti vacanti, che includerebbero i neolaureati delle sessioni primaverili e autunnali con ciascun anno. Dare una prospettiva stabile su giovani infermieri nel Pubblico prima che questi si rivolgano altrove, potrebbe rivelarsi una mossa vincente per il rilancio del Sistema Sanitario Regionale»
Ci sono poi altre misure già avanzate dagli Ordini delle Professioni Infermieristiche alla Regione che aspettano risposta e che sono altrettanto necessarie, a partire dal regolamento regionale sull’alleggerimento del vincolo di esclusività. Ricorda Bufalo «L’attuale ingabbiamento normativo e la difformità con la quale le aziende sanitarie applicano le deroghe esistenti rappresentano una criticità di sistema che alimenta la voglia che hanno molti infermieri di fuggire dalla sanità pubblica. Senza spendere un solo centesimo l’Assessorato potrebbe porre rimedio rispetto ad una situazione che provava una ingiusta difformità di trattamento tra gli infermieri dipendenti di aziende diverse e al contempo consentirebbe di liberare risorse a supporto del Privato senza che questo abbia la necessità di sottrarle definitamente al Pubblico».
Conclude Bufalo: «Lo scopo degli Ordini è quello di tutelare i diritti della collettività in relazione all’esercizio professionale. Siamo osservatori privilegiati poiché fortemente inseriti nei contesti di assistenza e cura. Conosciamo i problemi e abbiamo la capacità di proporre soluzioni stabili e sostenibili. Nel reciproco rispetto di ruolo e nell’abito di un corretto rapporto istituzionale siamo pronti a collaborare con l’Assessorato e con la Regione per la tenuta del Sistema e il bene della collettività. Mesi fa la Presidenza della Regione aveva promesso un tavolo di confronto permanente: purtroppo siamo ancora in attesa»