«Un osservatorio per la sanità pubblica in cui partecipano Asl e Sindacati, ma non coinvolge gli Ordini professionali è una grave mancanza». 
 
Il Presidente dell’Ordine degli Infermieri di Torino Ivan Bufalo ha una posizione chiara sulla creazione del nuovo Osservatorio Regionale sulle materie sanitarie: «L’ho già detto in precedenza: il fatto che la Regione ha avviato un percorso di monitoraggio e confronto con una parte degli attori del Sistema è certamente qualcosa di positivo. Peccato aver poi perso l’occasione di chiudere il cerchio e avviare una vera azione di condivisione e miglioramento con tutti». 
 
 
 
Il prossimo 11 luglio sarà avviata la realizzazione di un nuovo Osservatorio Regionale sulle materie sanitarie che include la Presidenza regionale, l’Assessorato alla Sanità, le Direzioni delle Aziende Sanitarie e le Organizzazioni Sindacali. Esclusi dall’appello gli Ordini professionali di tutte le realtà sanitarie: Ordine delle Professioni Infermieristiche, Ordine delle Ostetriche, Ordine dei Tecnici di Radiologia e delle Professioni Sanitarie Tecniche Riabilitative e della Prevenzione, Ordine dei Fisioterapisti, Ordine dei Medici e degli Odontoiatri, Ordini dei Veterinari, dei Farmacisti, dei Biologi, degli Psicologi, degli Assistenti Sociali, dei Chimici e dei Fisici.
«È una dimenticanza che ha un impatto pesante - sottolinea Bufalo - Soprattutto in virtù del fatto che l’Osservatorio Regionale delle Professioni Sanitarie istituito con la DGR n. 20-8335 del 25/01/2019, di cui fanno parte tutti gli Ordini delle Professioni Sanitarie, non viene convocato da quasi due anni». 
All’Osservatorio istituito nel 2019 sono, tra le altre funzioni, attribuite competenze di tipo tecnico-consultivo a supporto delle attività di programmazione dello sviluppo e della qualità dei servizi sanitari in materia di organizzazione di  programmazione del lavoro e sanitaria, la definizione dello standard di fabbisogno dei profili professionali, l’innovazione e lo sviluppo della qualità dei servizi, il potenziamento e miglioramento dell’organizzazione dell’attività professionale attraverso l’integrazione multiprofessionale, la valorizzazione delle competenze delle professioni sanitarie presenti sul territorio regionale anche attraverso la definizione di standard operativi minimi e la definizione di appropriati modelli assistenziali di riferimento sia nelle strutture pubbliche sia nelle strutture private accreditate, monitoraggio dell’appropriatezza delle cure e dell’assistenza erogate al cittadino.          
«Gli Ordini professionali svolgono un ruolo di primaria importanza nella tutela della salute pubblica - marca Bufalo - Sono Enti sussidiari dello Stato e per conto dello Stato sono chiamati ad assicurare l’indipendenza, l’autonomia e la responsabilità dei professionisti sanitari, la qualità tecnico-professionale, la salvaguardia dei principi etici e deontologici e più in generale a governare l’esercizio professionale in tutela della salute dell’individuo e della collettività».  
La scelta dunque di escludere gli Ordini dall’Osservatorio Regionale rende il progetto monco in partenza: «Noi rappresentiamo le Professioni e le decine di migliaia di professionisti che operano nel Sistema Sanitario Regionale, indipendentemente dal fatto che lavorino nel pubblico e nel privato, indipendentemente dal fatto che siano sindacalizzati o meno o del colore della tessera che portano in tasca. Soprattutto in primis siamo chiamati a ragionare sugli esiti delle scelte in ragione della tutela del cittadino e non possiamo essere esclusi nei processi che riguardano i temi della Sanità».
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